Calendario Wicca - Festività - 30 Agosto : Festa di Cibele



Il 30 Agosto cade la Festa di Cibele

Cibele (greco: Κυβέλη - Kubelē; latino: Cibelis) è un'antica divinità anatolica, venerata come Grande Madre, dea della natura, degli animali (potnia theron) e dei luoghi selvatici. Il centro principale del suo culto era Pessinunte, nella Frigia, da cui attraverso la Lidia passò approssimativamente nel VII secolo a.C. nelle colonie greche dell'Asia Minore e successivamente nel continente. Nella mitologia greca fu identificata con Rea. Cibele viene generalmente raffigurata seduta sul trono tra due leoni o leopardi, spesso con in mano un tamburello e con su il capo una corona turrita .I due leoni rappresentano i personaggi mitologici di Melanione e Atalanta, traformati in leoni da Zeus e condannati a trascinare il carro della dea come punizione per aver profanato un tempio della dea.

La madre di tutti gli Dei 

E' la Dea creatrice che ha dato origine all’intero universo senza bisogno di intervento maschile, vergine inviolata e tuttavia madre degli dei. La grande dea anatolica si manifestava nella dura sostanza della roccia e si riteneva fosse caduta dal cielo sotto forma di una Pietra nera. Cibele era la grande madre di tutti i viventi , protettrice della fecondità, signora degli animali selvatici e della natura selvaggia, attraversava le foreste montane su un cocchio tirato da leoni, accompagnata dal corteo orgiastico dei coribanti. Era anche una divinità poliade, fondatrice di città e patrona del suo popolo in pace e in guerra, aveva anche caratteri oracolari.

Il suo culto,che aveva il centro principale in Pessinunte, in Asia minore, era in origine di carattere nettamente orgiastico, con danze sfrenate al suono di flauti, timpani e cembali ed estasi deliranti, durante le quali i galli, suoi sacerdoti servitori, si flagellavano e arrivavano a autoevirarsi. In seguito il suo culto passo in Grecia e specialmente a Creta, sotto il nome di Rea. Sotto l'influenza greca, questo culto perse molte delle sue caratteristiche barbariche, che riaffiorarono in epoca ellenistica. A Roma ella fu venerata a partire dal 205 a. c. come simbolo di fecondita’. I suoi scerdoti si chiamavano Galli nella Galizia, Coribanti nella Frigia, Dattili Idei nella Troade e Cureti a Creta. In suo onore furono incisi svariati fregi e solchi su marmo quale atto per ridestare l’insita sua presenza. Santuari imponenti le venivano dedicati in posti inaccessibili, ricavandoli nelle pareti a picco mille metri sul mare. Il suo misterioso culto ctonio era praticato nelle fenditure della montagna, entro nicchie e gallerie. Talora l’apertura era un lontano punto visibile su un dirupo, tal altra corrispondeva al punto più alto di un’acropoli: era l’ingresso a tunnels scavati interamente nella roccia con gradinate discendenti nelle viscere della montagna, ad andamento elicoidale e senza sbocco. Ieratica in trono, Cibele riceve gli omaggi delle processioni che avanzano al ritmo frenetico di timpani, cembali, flauti e tamburi. Porta sul capo un ornamento cilindrico, di solito a forma turrita; è coperta da un velo o da un mantello, regge uno specchio nella mano e, sette volte su dieci, possiede una melagrana. Come Demetra, impugna le spighe d’orzo la cui Claviceps purpurea forniva la bevanda allucinogena. Il leone è il veicolo di Cibele ed immancabilmente lo troviamo ai suoi piedi. Anche nei bassorilievi della corrispondente dea ittita (Kubaba) compare un leone ai piedi del trono.

Non solo in Anatolia: nel 1200 a.C. l’iconografia di una donna nuda in equilibrio sulla schiena del leone era presente in una vasta area del bacino mediterraneo orientale che interessava Assiri (Ishtar), Fenici (Astarte) ed Egiziani (Quadesh). La criniera del leone e le sue fauci spalancate sono l’emblema del pube femminile. Solo più tardi, quando le società patriarcali hanno sviluppato concezioni misogine, nel pelo leonino è stata proiettata l’immagine raggiata della corona solare. Non deve stupirci la banalità dell’attribuzione sessuale, l’idea dell’antro genitale femminile è insita nel nome stesso di Cibele, che significa grotta. Bisogna considerare che in Cibele c’è la continuità con le semplici concezioni religiose dell’uomo del neolitico e che in Anatolia, già nel 6.000 a. C., la grande dea veniva rappresentata seduta in trono fra due leonesse.

Rituale per rendere omaggio a Cibele

Venerate la sua forma archetipale davanti un "cumulo" di pietre che raccoglierete personalmente e posizionerete a forma di cerchio "stretto".

Inginocchiatevi e recitate quanto segue:

Ave, Grande Madre dell'Ida, Madre degli Dei! Ave, O piu'antica Sacra Dea! io ti offro preghiere devote, O Cibele, Berecinziana Madre di Dindymus Accoglici sotto la Tua protezione Che Tu possa difenderci! A Te offro questa supplica Per garantire pace, sicurezza, E salute alla nostra famiglia. Possa tu essere benevolente e a noi propizia e non abbandonare mai la Tua progenie.

OFFRITE DEL VINO, GETTANDOLO SOPRA LE PIETRE, E DITE: Per queste cose sii Tu onorata da questa libagione. Sii Tu benevola e a noi propizia!

Inno a Cibele

SALVE MATER DEVM MAGNA IDAEA
SALVE O DEA MAIOR SANCTISSIMA
TE PRECOR BONAS PRECES O CYBELE
BERECYNTHIA MATER DINDYMENE
TE QVAESO IN CVSTODELAM NOS TVAM
VTINAM RECIPIAS ET TVTERE
TIBI OFFERO HANC ORATIONEM
VT DES PACEM PROPITIA SALVTEM
ET SANITATEM NOSTRAE FAMILIAE
VTI SIS VOLENS PROPITIA NOBIS
ET NVNQVAM DESOLES LIBEROS TVOS

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HARVM RERVM ERGO MACTE HAC LIBATIONE ESTO
FITO VOLENTE PROPITIA NOBIS

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Alkemill / LilithEye 🌕🌖🌗🌘🌑🌒🌓🌔👁

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