Heka, il dio della magia

Il termine Heka indica sia il dio che il concetto di magia. 

Heka è il dio egizio della magia, oltre che la personificazione stessa dell’arte magica. Probabilmente è uno degli dèi più importanti nella mitologia egizia, ma viene spesso sottovalutato dal momento che la sua presenza è talmente pervasiva da renderlo quasi invisibile. A differenza di Iside, Osiride o altri dèi più famosi, Heka non aveva rituali o templi (almeno fino al periodo Tardo Dinastico, 525-323 a.C.) Viene ricordato in formule magiche o in testi di medicina (dove a pratiche mediche si associavano anche incantesimi e superstizioni).

La magia era presente sin dalla creazione del mondo egizio, infatti Heka è una delle divinità più antiche e lo troviamo nelle iscrizioni del periodo Predinastico (6000-3150 a.C.) 

Spesso Heka viene raffigurato con le due divinità a lui più vicine, Sia e Hu. Nel periodo Tardo Dinastico appare in forma di bambino ed è visto come il figlio di Khnum, il dio ariete delle acque, e Menhet, nella triade di Latopolis.

Lo troviamo spesso anche nei testi funerari, in quanto suo compito era quello di guidare i defunti nell'aldilà. I Testi delle Piramidi e quelli dei Sarcofagi lo proclamano come l’autorità che rende vero il loro contenuto e, secondo l’egittologo Richard H. Wilkinson “era visto come un dio dagli inestimabili poteri”, temuto dalle altre divinità.

Nei Testi dei Sarcofagi (2134-2040 a.C.) il dio afferma: “A me apparteneva l’universo prima che gli dèi esistessero. Voi siete venuti dopo perché io sono Heka”. Si tratta dunque di un dio che non ha origini e che si manifesta nel corpo umano nel cuore e nella lingua, rappresentati dagli dèi Sia e Hu, responsabili di regolare la nascita e la morte degli uomini.

Aveva una forma antropomorfa e veniva rappresentato come un uomo in abiti regali, con la tipica barba curva degli dèi e con in mano un bastone dove si attorcigliavano due serpenti.  

Questo simbolo era associato in precedenza al dio sumero della medicina Ninazu, ma successivamente venne adottato da Heka e portato fino in Grecia, dove divenne il simbolo del dio Asclepio, che rese il caduceo universalmente collegato alla scienza medica.

L’universo era creato grazie alla magia, e anche la vita dipendeva da essa. I medici spesso invocavano Heka, la magia curatrice.

CREATORE, CONSERVATORE, PROTETTORE

All’inizio dei tempi, Atum emerse dalle acque del caos e cercò la prima terra emersa, la piramide primordiale chiamata ben-ben, e da lì iniziò la creazione. Heka si trovava con lui in questo momento cruciale. Il nome Heka significa infatti “la prima opera”, o anche “potere”. Veniva anche chiamato “Signore di tutti i ka“.

Il ka è uno delle nove parti dell’anima, il sé astrale, ed è collegato al ba (raffigurato come un uccello dalla testa umana che s’invola dalla terra al cielo) e dopo la morte diviene akh, l’anima immortale. Heka era inizialmente il dio che proteggeva le anime e permetteva loro, con i suoi poteri, di ascendere dopo la morte. Per questa sua funzione protettiva aveva un posto d’onore nella Barca di Ra che viaggiava ogni notte attraverso l’oltretomba.

Ogni notte, quando il sole tramonta, la barca del dio solare scende nell’oltretomba e viene attaccata dal serpente Apophis. Molti dèi viaggiano a bordo dell’imbarcazione per impedire al serpente di averla vinta, ed Heka è uno dei più importanti. Protegge Osiride e, con potenti incantesimi, tiene a bada il mostro. 

Si dice che fosse presente anche quando Iside e Nefti fecero tornare momentaneamente in vita Osiride, aiutandole con i suoi poteri.

Heka era quindi protettore sia dell’umanità che delle divinità e faceva sì che ogni giorno il sole potesse sorgere, anziché venir divorato da Apophis. Era parte dell’armonia universale che gli egizi veneravano con il nome di Maat.

HEKA, SIA, e HU

Per gli egizi la creatività risiedeva nel cuore, assieme alla personalità e ai sentimenti, e nella lingua, che permetteva a queste cose di esprimersi. Sia era la personificazione del cuore e Hu della lingua, ed entrambi erano infusi del potere di Heka.

Proprio come aiutavano ogni artista a dar vita a ciò che era nella sua immaginazione, Heka, assieme a Sia e Hu, fecero in modo che gli dèi potessero creare il mondo. Il pensiero, l’espressione e la creatività erano per gli egizi attività connesse alla magia. Per loro non vi era quasi nulla che non fosse permeato di magia. L’egittologo James Henry Breasted commenta al riguardo:

La credenza nella magia penetrava in ogni parte della vita degli antichi egizi, anche nelle tradizioni popolari e nei più semplici atti della vita quotidiana, come ad esempio il sonno o la preparazione del cibo.

La magia spiegava come il mondo venne ad esistere e regolava i rapporti tra le divine e primordiali forze della vita e del destino. Era diversa dalle preghiere effettuate nel tempio e richiedeva un’interazione particolare tra il dio e colui che evocava gl’incantesimi. Nei testi medici ad esempio si vede spesso un dottore\mago che evoca varie divinità per curare determinate malattie.

HEKA e la MEDICINA

Ai nostri giorni sembra folle associare la magia alla medicina, anzi, i due concetti ci sembrano opposti, ma per gli antichi egizi erano quasi la stessa cosa. Il Papiro di Ebers (1550 a.C.) è uno dei più completi testi medici esistenti, afferma che la medicina ha effetto grazie alla magia così come la magia ha effetto grazie alla conoscenza medica. Dal momento che le malattie avevano per gli antichi cause sovrannaturali, era sensato pensare di curarle con poteri altrettanto fuori dall’ordinario. Erano gli dèi infuriati, i demoni o gli spiriti a causarle e perciò il giusto incantesimo poteva funzionare.

HEKA nella VITA QUOTIDIANA

Amuleti, incantesimi e oggetti di protezione venivano usati quotidianamente dagli egizi. Simboli come il djed, il tjet, l’ankh o lo scarabeo venivano indossati per ottenere protezione. Anche i tatuaggi avevano un grande potere e il disegno più popolare era il dio Bes ( immagine ), garante di divina protezione.

Bes era un dio strano, simile a un nano con la coda e due grandi orecchie. Proteggeva i bambini e le donne incinte ma amava la gioia e la spontaneità, ed era per questo considerato anche il patrono degli artisti.

Un esempio dell’uso di amuleti e incantesimi è il testo chiamato La magica ninna-nanna, recitato dalle madri mentre addormentavano i loro bambini. In questa breve filastrocca, si ordinava agli spiriti malvagi di lasciare la casa, elencando le armi spirituali che si avevano a disposizione per scacciarli. Era grazie a Heka, alla magia, che si potevano invocare gli dèi e la loro protezione.

Heka era quindi connesso alla spiritualità in generale e per questo venne venerato sin dai tempi più antichi fino alla dominazione romana dell’Egitto. Nel tempio di Esna c’era una sua statua e sulle pareti il suo nome era scritto molte volte. Durante il periodo del raccolto, la statua veniva portata in processione attraverso i campi per garantire fertilità e prosperità.

Lentamente, con l’elevazione del dio Amun a entità trascendente, ci si allontanò dalla fede tradizionale, avvicinandosi a un concetto di dio simile a quello cristiano. Heka venne dimenticato, ma non l’idea di un’energia capace di permeare l’universo. I filosofi greci parleranno in seguito di logos o di nous, una forza eterna che tiene unite tutte le cose, e così Heka sopravvisse sotto altri nomi. Heka rimase dunque sempre presente come quella forza invisibile che sta dietro agli dèi visibili. 

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