Eraclito
Visse ad Efeso anch'essa, come Mileto, colonia greca nell'Asia minore sulla costa ionica, all’incirca fra il 550 ed il 476 avanti Cristo. Di famiglia aristocratica, fu di carattere schivo e scontroso. Scrisse un libro intitolato "Sulla natura", di cui ci sono pervenuti numerosi frammenti, con uno stile volutamente oscuro ed oracolare, riservato solo ai sapienti. Già i Milesi (i filosofi della Scuola di Mileto) avevano notato l'universale dinamismo delle cose del mondo, che nascono, crescono e periscono, rappresentando tale dinamismo quale caratteristica essenziale dello stesso principio primo. Non avevano però approfondito in modo sistematico tale aspetto della realtà, come invece fa Eraclito. Eraclito, infatti, parte dalla constatazione del generale divenire delle cose (cioè del loro continuo trasformarsi).Egli scrive:
"Tutto scorre" (in greco “panta rei”). "Non si può scendere due volte nello stesso fiume perché è sempre diversa l'acqua che vi scorre".
Come per Anassimandro, anche per Eraclito le cose nascono per effetto del continuo passare da un contrario all'altro: le cose fredde si riscaldano, quelle calde si raffreddano, le cose umide si dissecano, quelle secche si inumidiscono, il giovane invecchia, il vivo muore, ma da ciò che muore rinasce ad un'altra vita, e così via. La realtà è quindi caratterizzata da una continua contrapposizione, da una continua guerra(in greco “polemos”) fra i contrari, fra gli opposti, che si avvicendano l'uno all'altro. Eraclito scrive:
"Polemos è il padre di tutte le cose"
Anassimandro aveva pensato che l'incessante contrapposizione dei contrari intaccasse in qualche modo l'unità della realtà e perciò aveva ritenuto che i contrari si risolvessero di volta in volta nel comune e unitario infinito-indefinito (àpeiron) da cui derivavano. Ma per Eraclito solo la gente comune può pensare, ingenuamente che un contrario possa esistere senza l'altro. In realtà ciascun contrario è strettamente legato al suo opposto. Anzi, solo nella reciproca relazione i contrari acquistano significato. Non si può comprendere il bene se non in contrapposizione al male; il giorno in contrapposizione alla notte; la salute in opposizione alla malattia; la vita in contrapposizione alla morte e viceversa. In questo necessario rapporto fra i contrari Eraclito riconosce una sottostante e sostanziale unità dei contrari stessi(unità non è eguaglianza). La realtà è sempre un'unità nell'opposizione. Lo scorrere perenne delle cose e il divenire universale si mostrano come armonia e unità dei contrari, ossia come perenne conciliazione di elementi contrapposti. Solo contrapponendosi a vicenda i contrari danno senso uno all'altro, ma al loro fondo si rivela una sostanziale unità.
Eraclito ha posto il fuoco come principio primo che spiega unitariamente l'incessante divenire, l'incessante trasformazione delle cose, che deriva dalla contrapposizione dei contrari. Per Eraclito il fuoco è più adatto dell'aria di Anassimene a spiegare il generale divenire: tutte le cose sono trasformazione del fuoco. In tal senso il divenire è spiegato attraverso due procedimenti:
"la via in giù e la via in su".
La prima via parte dal fuoco che, condensandosi, diventa umido, e quando viene compresso, si trasforma in acqua; l'acqua poi, congelandosi, si trasforma in terra. La seconda via procede in senso inverso: dal liquefarsi della terra nasce l'acqua e da questa, per evaporazione e condensazione, si giunge al fuoco. Anche per quanto riguarda le anime degli uomini, alcune sono fredde e umide come l'acqua (gli uomini che non sanno nulla) e altre, poche, sono calde e secche come il fuoco (i sapienti).
Se ci si ferma all'apparenza, il mondo può sembrare caos e disordine, ma in realtà il saggio comprende l'unità degli opposti ed il mutarsi di un opposto nell'altro. È anche questa una concezione dialettica (conflittuale) del divenire: in superficie una continua contrapposizione, una continua guerra tra gli opposti, ma nel fondo una loro sottostante unità. Proprio nella contrapposizione dei contrari consiste il principio unitario (simboleggiato dal fuoco) che governa la realtà e che la ragione, il logos, ci consente di cogliere.
Il logos (la razionalità) è il terzo tema della filosofia di Eraclito. Secondo Eraclito gli uomini sono incapaci, in generale, di elevarsi alla verità e di oltrepassare l'apparenza. Ma la verità non va cercata in ciò che esteriormente ci appare bensì dentro di noi, abbandonando il mondo delle apparenze e imparando a guardare nella propria anima. Bisogna stare in guardia nei confronti dei sensi e delle opinioni degli uomini perché si fermano alla superficie delle cose. La verità, per contro, consiste nel cogliere, al di là dei sensi, il logos, cioè l'intelligenza che governa tutte le cose. Emerge un contrasto tra logos ed opinioni, tra verità e sensazioni (conoscenza sensibile) che sarà a lungo dibattuto nel corso della storia della filosofia.
In Eraclito il termine "logos" ha tre diversi significati ma strettamente collegati:
- 1.è la legge universale del cosmo, la legge del divenire come diversità-unità degli opposti;
- 2.è la ragione umana che comprende la legge del mondo; è il pensiero;
- 3.è il sapere, cioè la filosofia, che sa spiegare la realtà e la verità profonda delle cose
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