Magia & Alchimia negli antichi Grimori



Magia e alchimia, solo credenze popolari fomentate da ciarlatani o streghe che sbarcavano il lunario con qualche trucco? Sicuramente no. 

Si trattava, maggiormente, del retaggio di nobili, re, papi, persone potenti, le quali si potevano permettere ricerche chimiche lunghe e costose, o la pubblicazione di libri che, nel Medioevo,prima dell’avvento della stampa, avevano un prezzo elevatissimo – si pensi che una buona biblioteca privata, come quella del Petrarca era costituita da poco più di una decina di volumi – persone che, al di là delle loro convinzioni personali, traevano profitto da tali ‘arti’, allo scopo di tenere sotto controllo il popolo, per diverse mire o motivi. Non a caso molti regnanti si erano procurata la fama di guaritori. Ne è un esempio eclatante l’introduzione del “Flos Medicinæ Salerni”, la “Regola salernitana”, che così è dedicata: “Anglorum Regi scribit Schola tota Salerni...”. Numerosi furono i re inglesi tacciati di poteri taumaturgici: Enrico VIII, Edoardo VI e sua figlia Elisabetta, Carlo I, Anna,Guglielmo il Buono. Quest’ultimo, a onor del vero, poco credeva alle sue capacità di guaritore, tant’è che, presentatogli un giorno un malato perché lui gli imponesse le mani, disse a costui: “Dio ti conceda maggior salute... e maggior buon senso”. Comunque come riferito dal nostro storico, quel malato guarì! Luigi XIV, nel giorno di Pasqua del 1600, toccò, a Versailles,oltre millecinquecento persone. Anche se gli storici non sono tutti concordi, è, tuttavia, pressoché certo che Rodolfo II di Boemia, appassionato di alchimia e medicina, acquistò nel 1586 un libro misterioso che sembrava trattare di astrologia, cosmologia, medicina, biologia, farmacologia. 

Si tratta del manoscritto MS 408 della Beinecke Rare Book and Manuscript Library della Yale University. Il testo scritto in una lingua sconosciuta o criptato, o addirittura fu pensato un falso redatto dai due avventurieri J. Dee ed E. Kelly, dell’Inghilterra elisabettiana, per estorcere con la truffa l’altissima somma di 600 ducati a re Rodolfo. Il manoscritto, scoperto nel 1912 dal russo W. Voynich, nella biblioteca dei Gesuiti di Mondragone (Frascati) – a dimostrazione che anche i religiosi erano profondamente interessati atali argomenti – è ancora allo studio di storici, criptologi, chimici, medici, farmacisti, astronomi, ecc. Quello che però è quasi accertato, è che si tratti di un libro di magia alchemica e di medicina. Ed è altrettanto certo che Dee fosse alchimista e occultista; ne è una dimostrazione il suo “De Heptarchia Mystica”, un testo latino che descrive diversi rituali e formule magiche per evocare gli spiriti angelici, e un particolare lessico indecifrabile per comunicare con tali entità, lessico che potrebbe essere decisivo per decifrare il manoscritto Voynich.

Numerosi papi s’interessarono attivamente di alchimia, astrologia e magia e sono vari i grimori che ci sono pervenuti a nome di pontefici.

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Alkemill / LilithEye 🌕🌖🌗🌘🌑🌒🌓🌔👁