Più di 4000 iscrizioni e molti manoscritti in runico sono stati trovati nel mondo, e di questi oltre la metà viene dalla Svezia ed è stata prodotta tra l’800 ed il 1000, ovvero nel periodo dei vichinghi. Si possono trovare su rocce, ossa, legno e metallo, ma anche su monete, gioielli e monumenti di pietra.
L’alfabeto runico prende il nome Futhark dalle sue prime sei rune, che sono appunto F, U, TH, A, R e K. Consiste in totale di 24 lettere, 18 consonanti e 6 vocali, e ogni carattere corrispondeva a un suono. Troviamo rune scritte a partire da sinistra ma anche nel verso opposto, e potevano anche essere capovolte. Le più antiche consistono soprattutto di linee singole o in combinazioni di due o più, mentre mano a mano diventano sempre più complesse.
Le origini
A causa della sua somiglianza con la scrittura mediterranea, si pensa che il Futhark possa essere un adattamento del greco o persino dell’etrusco, spostando le sue origini molto indietro nel tempo. Il fatto di potersi scrivere sia in un verso che nell’altro è una caratteristica che troviamo anche nel greco e nell’etrusco antico, prima del III secolo a.C. Una teoria afferma che si sia sviluppato grazie ai Goti, una popolazione germanica. Due iscrizioni, quella di Nagau e quella di Maria Saalerberg, scritte in un alfabeto simile all’etrusco ma presentando parole germaniche, datate tra il II e il I secolo a.C. sembrerebbero ergersi in favore delle origini etrusche. In ogni caso, le somiglianze con l’alfabeto latino, che si è evoluto proprio a partire da quello etrusco, a sua volta probabilmente di derivazione fenicia o greca, sono evidenti in alcune rune, che sono proprio la versione stilizzata di alcune lettere dell’alfabeto che usiamo ancora oggi.Due versioni - antica e più recente
Proprio per la vasta distribuzione geografica e il vasto periodo di classificazione dei reperti gli storici hanno identificato diversi sistemi runici all’interno del bacino europeo, alcuni classificati in base al territorio di origine altri invece identificati il sistema alfabetico di riferimento.
Il primo tipo di alfabeto viene identificato come “Elder Futhark, Elder Fuþark, Older Futhark, Old Futhark o Futhark Germanico”.
In Scandinavia, a partire dalla fine dell’VIII secolo, il sistema alfabetico fu semplificato in un nuovo sistema alfabetico, chiamato “younger Futhark“, mentre invece gli anglo sassoni e i frisoni aggiunsero nuove lettere formando il “futhark anglosassone” rimasto in uso fino all’alto medioevo.
La versione più antica di questo alfabeto è chiamata Elder Futhark( o Futhark Germanico ), che fu l’antenato di lingue come l’inglese, l’olandese, il tedesco, il danese, il norvegese, lo svedese e l’islandese. Con i successivi cambiamenti nella lingua, anche l’alfabeto subì varie modifiche, un esempio è la scrittura dei Goti, che venne usata fino al 500 d.C. dopodiché venne rimpiazzata da un alfabeto gotico di matrice greco-latina.
Il Futhark più recente si sviluppò a partire da quello antico e assunse una forma definitiva intorno all’800. Invece di 24 rune, il giovane alfabeto scandinavo ne aveva 16. Questo divenne il metodo di scrittura ufficiale in Norvegia, Svezia e Danimarca durante l’età vichinga, al quale si sovrappose (ma non completamente) l’alfabeto latino intorno al 1200, dopo la conversione al cristianesimo del Nord Europa. Il Futhark venne comunque utilizzato fino al 1600, diventando però più che altro una curiosità per pochi eruditi.
Il Codex runicus è un esempio della sopravvivenza delle rune nel periodo tardo medievale. In confronto alle rune usate nel medioevo, quelle dell’età vichinga (750-1050 d.C. circa) avevano usi limitati: erano incise sugli oggetti per chiarirne il possessore o erano considerate talismani protettivi. Nel medioevo invece erano utilizzare per transazioni commerciali o per decorare gli edifici.
Nei paesi scandinavi, specialmente in Svezia, le rune sopravvissero persino fino al XIX secolo. Secondo alcuni studiosi, tra cui Sven Jansson, le lettere latine erano considerate un elemento straniero e molti svedesi erano diffidenti nei loro confronti. In alcune province, come Dalarna, le rune continuarono a essere usate nella vita quotidiana fino al XVIII secolo, così come in Islanda, dove perdurarono fino al XV secolo e forse anche oltre. La Scandinavia non è sempre stata un paese in totale comunanza con il resto dell’Europa, anzi, la sua identità culturale si è integrata lentamente. Un esempio, oltre alla persistenza dell’alfabeto runico, è anche la sopravvivenza del paganesimo. La conversione al cristianesimo da parte dei popoli nordici avvenne in epoca tarda rispetto al resto d’Europa, ovvero dopo il XII secolo.
Il Futhark in Inghilterra
I tre Aettir
L’alfabeto runico composto da circa 24 lettere ( a seconda dell’origine e della versione possono esserci differenza nella disposizione o nel numero delle lettere), viene sotto diviso in tre grosse famiglie, chiamate Aettir (al singolare Aett).
Queste suddivisioni racchiudono 8 gruppi di lettere ciascuna, e l’intera famiglia di rune viene “dedicata” / prende il nome da una particolare divinità nordica:
L’aett di Freya
Il primo aett è quello di Freyja e rappresenta gli aspetti della nutrice, la madre, il contadino, e il commerciante, ed è contestualizzato in tutte quelle cose che costituiscono la mondanità della vita e dell’essere.L’aett di Tyr
Il terzo aett è l’aett di Tyr, e rappresenterebbe la testa del clan, il capo-guerra, alludendo anche a una funzione simil sacerdotale dello stesso.Talismani e formule
Dal momento che le rune appartengono al passato precristiano dell’Europa del Nord, sono spesso associate con il paganesimo ed il misticismo. Quando il vescovo Wulfila tradusse la Bibbia dal greco nella lingua dei Visigoti nel IV secolo, indicò la parola mysterion con runa. Per questo c’è chi avanza la teoria che la parola runa in germanico volesse dire qualcosa come “segreta formula misterica”.
Le rune non avevano solo un significato fonetico, ma erano usate anche come simboli magici: un esempio può essere il trio runico che compone la parola Alu (ᚨᛚᚢ), che si trova in molti reperti risalenti all’età del ferro nel nord Europa, tra cui l’amuleto di Lindholm ( a lato ). Anche l’Edda Poetica ci ricorda che rune per garantire la vittoria erano incise sulle armi, ed in questo caso ᚨᛚᚢ è connessa allo stato d’ispirazione sia profetica che guerriera che avveniva dopo aver bevuto una bevanda inebriante.
Erano anche utilizzate per scopi divinatori, e la comparsa di una runa (dritta o rovescia) poteva avvertire di un pericolo o confermare una vittoria o un buon raccolto. Nella cultura popolare, le rune hanno una grande attrazione mistica, continuando a catturare la nostra attenzione anche ai giorni nostri.
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