Storia del Ghost Hunting Parte 2 - Il termine Ghost Hunter e i primi ricercatori

Il termine Ghost Hunter e i primi ricercatori

Restando nel 1830, Marie Laveau (1801-1881), che praticava il voodoo presso il creolo della Louisiana, ottenne il titolo di Regina voodoo a New Orleans. Tre anni più tardi, lo scrittore irlandese Michael Banim (1796-1874) pubblica il suo romanzo The Ghost-Hunter and His Family. Parrebbe che il termine “cacciatore di fantasmi” non abbia altri precedenti.

La prima vera caccia ai fantasmi fu condotta dal maggiore Edward Moor (1771-1848), un soldato e indologo britannico, in una casa di un piccolo villaggio chiamato Great Bealings nei pressi di Suffolk, in Inghilterra, nel 1834. Il maggiore Moor indagò nella casa in seguito al misterioso tintinnare delle campane usate per chiamare i domestici, che avevano preso a suonare spontaneamente in modo incontrollato. Edward Moor fu tra i primi a trattare obiettivamente i fenomeni insoliti, come mi piace chiamarli, e non affermò che il fenomeno avesse un’origine soprannaturale, bensì cercò invece di stabilirne la causa razionalmente, perché solo trovando la risposta logica al fenomeno si poteva escludere l’origine spiritica. Oggi invece avviene per lo più l’esatto contrario: non si appura in maniera esaustiva la causa naturale, studiando il caso da un punto di vista scientifico, ma si bolla per “anomalia” un dato perché sconosciuto, spesso per propri limiti nei confronti delle conoscenze scientifiche e tecniche. Ho potuto leggere il resoconto di questa indagine nel libro Bellings Bells che è ancora reperibile in forma cartacea in una delle tante ristampe.

A seguito del nascente movimento spiritista nella metà del XIX secolo, nel 1862 nasce il Ghost Club, la più antica organizzazione di ricerca di fantasmi al mondo. In realtà le radici del club risalgono al 1855, quando a Cambridge alcuni borsisti iniziarono a discutere di fantasmi e fenomeni psichici al Trinity College. Fra i propri membri si annovera Charles Dickens (1812-1870), conosciuto per opere come Oliver Twist e A Christmas Carol, ma anche altri noti signori: Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930), il “papà” di Sherlock Holmes, il filosofo di Cambridge Henry Sidgwick (1838-1900) e altri sacerdoti e accademici fra cui i futuri membri della Society for Psychical Research (SPR), fondata nel 1882, i fisici Sir William Fletcher Barrett (1844-1925), Lord Rayleigh (1842-1919) e il futuro primo ministro Arthur Balfour (1848-1930).

Una delle prime indagini del Ghost Club fu condotta sui fratelli Davenport, Ira Erastus (1839-1911) e William Henry (1841-1877), inizialmente conosciuti come prestigiatori. Erano figli di un poliziotto di Buffalo a New York e hanno presentato illusioni affermando fossero di origine soprannaturale. Non è un caso che iniziarono a proporsi con eventi bollati come fenomeni spirituali nel 1854, quando lo Spiritualismo era già decollato in America a seguito delle storie delle sorelle Fox che influenzarono anche gli studi di Allan Kardec, considerato poi il precursore dello spiritismo moderno di stampo rigorosamente cristiano-cattolico. Ai fratelli Davenport, si aggiunse William Fay, un abitante di Buffalo con un interesse nell’evocazione e poi da Jesse Babcock Ferguson (1819-1870), un predicatore cristiano americano di Nashville, che sviluppò le inclinazioni spiritiche fra il 1840 e il 1850.  Fu proprio Ferguson che assicurò il pubblico del potere dello spirito nei loro esperimenti, ma che in realtà erano solo degli ingannevoli stratagemmi. Ai fratelli si aggiunse un loro amico, Robert Cooper, come aiutante e testimone delle loro performance.

L’Armadietto degli Spiriti dei Fratelli Davenport

I fratelli Davenport girarono gli Stati Uniti per dieci anni con questi spettacoli illusori spacciati per sovrannaturale, per poi andare oltreoceano in Inghilterra, dove lo spiritismo stava diventando sempre più popolare. Fu però uno dei loro ultimi numeri a fregarli, il cosiddetto Armadietto degli Spiriti che era stato preso in esame dal Ghost Club, perché il team dei fratelli Davenport affermava che fosse un meccanismo per mettersi in contatto con i morti. Il risultato delle indagini del Ghost Club, però, non fu mai reso pubblico. Fu il prestigiatore John Nevil Maskelyne (1839-1917) a studiare il trucco dell’Armadietto degli Spiriti e dichiarò al pubblico del teatro, dove si stavano esibendo i fratelli Davenport, che avrebbe potuto anch’egli ricreare lo stesso trucco senza interpellare il soprannaturale. Assieme ad un amico, l’ebanista George Alfred Cooke (1825-1905), ha ricostruito una versione dell’armadietto e rivelarono al pubblico l’inganno dei fratelli Davenport, durante uno spettacolo tenutosi a Cheltenham, nei borghi di Gloucestershire, in Inghilterra, nel giugno del 1865.
Il mago John Henry Anderson (1814-1874) e il prestigiatore Jean Eugène Robert-Houdin (1805- 1871), lavorarono per scoprire i trucchi dei Davenport, scrivendo documenti rivelatori ed eseguendo un duplicato dei trucchi. Il pubblico, quindi deluso e sconcertato, chiedeva il risarcimento del denaro speso durante gli spettacoli dei fratelli truffaldini. Il motivo di tale accanimento, non fu per distruggere la fama dei fratelli prestigiatori, ma per smascherare le frodi vendute come effetti causati dai fenomeni soprannaturali. Da lì a breve, i fratelli Davenport furono scoperti più volte dei loro bluff e denunciati come frodi in più paesi.

Secondo il mago Harry Houdini (1874-1926), Ira Erastus Davenport, gli aveva confessato che lui e suo fratello avevano falsificato il loro fenomeno per contattare gli spiriti. A prova di questo fu la lettera di Ira Erastus in cui afferma di non credere nello spiritismo, pubblicata nel libro di Houdini, A Magician Amongst the Spirits, nel 1924. Questo non fu sufficiente per lo spiritista Arthur Conan Doyle, che da lì in avanti fu vittima anch’egli di frodi da parte di presunti medium e ragazzine che fotografavano le fate. Secondo Conan Doyle, Ira Erastus Davenport gli avrebbe dimostrato di essere uno spiritualista praticante. Non aveva però del tutto torto. Difatti, solo di recente, l’investigatore scettico Joe Nickell scoprì l’album di Ira Davenport al museo della Lily Dale Spiritualist Assembly. Dopo averlo esaminato in tutti i suoi contenuti, quali ritagli di giornale, appunti personali e fotografie, concluse che Conan Doyle aveva ragione su Ira e cioè che praticasse lo spiritualismo in privato, ma affermò anche le ragioni di Houdini che i loro fenomeni “spirituali” pubblici fossero il risultato di un inganno. Che Ira Davenport fosse uno spiritualista praticante o presunto, usavano comunque l’inganno per realizzare trucchi che attribuivano a fenomeni spiritici. ( nella foto Sir Arthur Conan Doyle con il mago Harry Houdini)

Il Ghost Club si sciolse nel 1870 dopo la morte di Charles Dickens. Sia il Ghost Club che altre successive organizzazioni d’investigazione sul soprannaturale, si concentrarono maggiormente su indagini incentrate sulle persone; la caccia ai fantasmi, nel senso di escursioni in luoghi presumibilmente infestati, rimase solo l’eccezione. Tuttavia, presto cominciarono ad apparire libri di ricercatori indipendenti, fra cui Ghost World del reverendo Thomas Firminger Thiselton-Dyer (1848- 1923) pubblicato nel 1893, in cui si teorizza la capacità di un fantasma di attraversare l’acqua. Un altro capostipite del genere fu Haunted Houses di Charles George Harper (1896-1943), pubblicato nel 1907, una cronaca di luoghi presumibilmente infestati.

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