Numerologia Esoterica nelle Antiche Civiltà - Parte 1

L’interpretazione dei numeri è una delle più antice scienze simboliche: per Platone era il grado più alto della conoscenza e l’essenza dell’armonia cosmica e interiore. Alla Numerologia fanno riferimento tutte le altre discipline esoteriche: per la maggior parte delle quali, l’ordine numerico o la correlazione con i numeri rappresenta un contenuto fondamentale.

La Numerologia si fonda sul principio basilare che i numeri non sono soltanto elementi per contare, per calcolare misure e quantità, ma possiedono qualità particolari, esprimono idee e forze e hanno un proprio contenuto simbolico.

Sono presenti nell’ordine cosmico e con la loro energia influenzano gli esseri umani e gli eventi.

L’origine della Numerologia è antichissima; si dice che nell’antica civiltà di Atlantide si conoscesse già il profondo significato dei numeri, sopravvissuto in molte zone del pianeta dopo la scomparsa di quel continente.

In tutte le culture, fin dai tempi più antichi, i numeri sono stati parte integrante delle scienze sacre e tutti i popoli li hanno utilizzati per raggiungere la conoscenza dei ritmi cosmici. Sono stati perciò impiegati per la precognizione, per lo studio dell’astronomia e dell’astrologia, per l’architettura e la musica.

La cultura cinese ci ha tramandato uno dei testi fondamentali per l’umanità, l’I king o I Ching o Libro dei mutamenti, che la leggenda vuole abbia preso inizio da un’espressione numerica incisa sul dorso di una tartaruga. Per il pensiero cinese esiste un ordine cosmico che può essere compreso attraverso l’indagine del contenuto simbolico dei numeri. L’interpretazione dei numeri (che nell’I king si ottiene attraverso 64 esagrammi formati dalla combi-nazione degli otto simboli base, gli elementi di trasformazione, rappresentati da 6 linee conti-nue – yang o discontinue – yin ) è perciò la chiave della conoscenza di tutto ciò che avviene, dell’armonia fra macrocosmo e microcosmo.

La prima testimonianza storica  dell’uso dei numeri per pratiche occultistiche ci viene dai Sumeri 

Il popolo dei Sumeri è il più antico, secondo le nostre conoscenze storiche, ad aver riservato un’importanza particolare ai numeri; sono state ritrovate iscrizioni cuneiformi che attesta-no il rapporto fra magia e numero. I Sumeri, originari della Mesopotamia, sono gli ideatori, fra l’altro, del sistema numerico basato sulla di-visione in 60 parti delle ore, dei minuti e dei secondi, che ancora oggi usiamo.

Successivamente i Caldei e poi i Babilonesi grandi astronomi e astrologi che ci hanno tramandato un complesso sistema di osservazione dei fenomeni celesti, utilizzavano i numeri quale elemento fondante delle loro pratiche astrologiche

I popoli nordici come i Celti e i Germani possedevano nella loro cultura caratteri particolari, ritenuti sacri, che avevano una corrispondenza numerica e venivano utilizzati nelle loro pratiche divinatorie e per occultare e trasmettere contenuti simbolici. Gli antichi popoli nordici produssero un sistema di segni magici e sacri destinati agli iniziati (chiamati anche “Signori delle Rune”). 

I caratteri di questa scrittura, considerata divina, hanno anche una valenza numerologica. L’alfabeto è impresso su sottili aste di legno oppure su pietre e corrisponde anche alle cifre.

I Maya e gli Aztechi
ci hanno tramandato i loro calendari sacri, nei quali i giorni erano espressi attraverso simboli che corrispondevano a numeri e che avevano carattere divino: tutti i loro dei erano divinità del tempo e dei numeri, con particolari influenze buone o cattive. Il calendario sacro degli Aztechi aveva al centro la rappresentazione del Sole, come intermediario fra il cosmo e i simboli numerici.

Nel calendario Tzolkin, nome derivato dalla parola “tzol”che significa “mettere in ordine” e “kin” che significa “giorno”, i Maya utilizzavano un sistema numerico equivalente al nostro ma vigesimale (in base 20) e posizionale. Il sistema era basato su tre simboli: una conchiglia per lo 0, un punto per l’1, una sbarra per il 5. Il numero sacro era il quattro, che simboleggiava i 4 punti cardinali, le 4 stagioni e le 4 età del sole precedenti a quella in cui stavano vivendo, il nove era considerato la “cifra della morte”. Il calendario sacro Tzolkin è un ciclo di 260 giorni formato dalla combinazione di 20 archetipi x 13 numeri (o toni). Nell’arco dei 260 giorni i 20 archetipi assumono in successione 13 numeri diversi (13x20=260). I giorni erano considerati dei: avevano il loro nome e il loro numero.

Il calendario sacro azteco è il “Cuauhxicalli”, che significa “nido d’aquila, detto anche "Pietra del Sole" in quanto il sole, considerato l’intermediario tra l’uomo e le stelle e centro del sistema planetario, fu collocato al centro della pietra rappresentativa del calendario. 

La Pietra del sole non è solo un calendario ma anche una pietra commemorativa di una data sacra ed è costituita da una serie di cerchi concentrici che rappresentano vari elementi della cosmologia e della teologia azteca.

Gli Egizi, che usarono i numeri e i loro rapporti anche per la costruzione di monumenti particolari come le piramidi, consideravano la Numerologia una scienza sacra e attribuivano ai numeri una vera e propria valenza divina. I loro Dei infatti erano associati ai numeri e presentavano le caratteristiche del numero stesso. Ad esempio Atum, dio solare e creatore, era abbinato al numero 1, mentre Iside, la dea ma-dre lunare, aveva il numero 2; al 3 era associa-to Horus, figlio di Iside e Osiride. Per le loro pratiche magiche gli Egizi privilegiavano alcu-ni numeri, attribuendo a ciascuno una diversa potenzialità.

La civiltà degli Egizi ha dato una grandissima importanza ai numeri. Gli Egizi, che pure usarono molto la matematica per la soluzione di problemi pratici (la costruzione delle piramidi per esempio), attribuivano ai numeri soprattutto un valore magico e alla numerologia un carattere sacro.

Il più famoso e completo testo matematico a noi noto è il papiro di Rhind, un rotolo lungo circa 6 metri e largo 33 cm scritto nel 1650 a.C. dallo scriba Ahmes che copiò un documento più antico di due secoli. All’inizio del papiro si legge: 

“Regole per scrutare la natura e per conoscere tutto ciò che esiste, ogni mistero, ogni segreto”.

Nella numerologia sacra degli Egizi i numeri rappresentavano le proprietà delle divinità. 

  • 1 è associato a Atum, il dio Sole, adorato a Eliopoli. Atum è il dio creatore per eccellenza: si riteneva che avesse generato dalla propria saliva il dio Shu e la dea Tefnet, che avevano a loro volta generato Geb e Nut, che ebbero come figli Osiride e Seth con le loro sorelle Iside e Nefti. Atum con gli otto dei faceva parte della “Grande Enneade di Eliopoli” cui fece presto seguito la “Piccola Enneade” che comprendeva Horo, Thoth, Anubi, Maat.
  • 2 è attribuito a Iside, la grande maga, la deamadre e regina che ha un carattere prettamente lunare, prototipo della fedeltà e della sposa fedele; Osiride ne èlo sposo-fratello, Horus il figlio. Il suo nome significa “il trono”. 
  • 3 è associato a Horus, dio falco, figlio di Iside e Osiride che regna sull’Egitto dopo la morte del padre (i faraoni erano considerati suoi discendenti). 

Nella numerologia sacra degli antichi egizi alcuni numeri avevano un’importanza rilevante: il 12 ad esempio, regioni dell’aldilà percorse dal dio sole nel suo viaggio notturno; il 4, cifra ritenuta di grande potenza evocativa nei confronti degli dei degli inferi (nelle loro formule magiche rituali usavano pronunciare per 4 volte consecutive le parole che davano un senso negativo alle invocazioni contro i malefici e contro i nemici); il 3, cifra sacra della triade, il 7, che ricorreva frequentemente negli incantesimi dei Sacerdoti-Maghi, l’11 e i suoi multipli (110 era il numero di anni di vita attribuito agli uomini saggi come Djedi, il sapiente mago, 110 è anche l’età in cui morì secondo la Bibbia il patriarca Giuseppe).


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