LA NASCITA DELLA FILOSOFIA



Secondo la tradizione, sembra che il creatore del termine "filosofia" ( che alla lettera significa “amore per il sapere”) sia stato Pitagora. 

Per la concezione dell'epoca il possesso della sapienza, cioè del vero certo e totale, era supposto possibile solo agli dei, mentre per l'uomo era possibile solamente una tendenza alla sapienza. La filosofia è sorta intorno al sesto secolo avanti Cristo nelle antiche colonie greche e poi si è sviluppata nella Grecia classica, presentandosi come modalità di pensiero assolutamente nuovo ed originario e plasmando la visione del mondo dell'intera civiltà occidentale, che ha preso una direzione completamente differente da quella orientale. Non sono in verità mancati tentativi di far derivare la filosofia dall'oriente, ma i popoli orientali, con i quali i greci erano entrati in contatto, possedevano una forma di “sapienza” fatta soprattutto di convinzioni religiose e di miti e non di una scienza filosofica basata sulla pura ragione (sul “logos”). Possedevano cioè un tipo di sapienza analoga a quella che possedevano i Greci prima di creare la filosofia. 

Maggiori contributi sono stati arrecati dagli orientali nell'ambito di alcune conoscenze scientifiche: la matematica e geometria dagli egiziani, l'astronomia dai babilonesi, l'alfabeto dai fenici, ma tali conoscenze avevano scopi soprattutto pratici, mentre i Greci hanno saputo trasformarle in teorie razionali organiche e sistematiche.

Quindi, mentre la sapienza orientale era essenzialmente religiosa e fondata sulla tradizione, la filosofia greca è invece essenzialmente ricerca e, come tale, nasce da un atto di libertà di fronte alle tradizione e alle credenze tramandate ed accettate o imposte. Mentre in oriente il sapere era patrimonio di una casta privilegiata (quella sacerdotale), in Grecia la filosofia era a portata di ogni uomo, perché ogni uomo è "animale razionale" (Aristotele).

Per capire il sorgere e lo sviluppo della filosofia di popolo e di una civiltà è utile fare riferimento all'arte, alla religione e alle condizioni socio-politiche di quel popolo e di quella civiltà. Anteriormente alla nascita della filosofia i poeti ebbero, presso i Greci, grande importanza nell'educazione e nella formazione spirituale dell'uomo, specialmente i poemi di Omero e di Esiodo. In essi, pur così ricchi di immaginazione e di eventi fantastici, si trova altresì un senso dell'armonia, della proporzione, del limite e della misura. Di rilievo è anche l'arte della motivazione, costante nei poemi omerici. Omero non si limita a narrare una serie di fatti ma ne ricerca anche le cause, le ragioni, i perché (sia pure a livello mitico-fantastico). Un altro carattere della poesia omerica è quello di presentare la realtà nella sua interezza: dei e uomini, cielo e terra, guerra e pace, bene e male, gioia e dolore, valori e disvalori. È la stessa mentalità che ispirerà il pensiero filosofico alla ricerca di una spiegazione della totalità delle cose mediante l'individuazione del comune principio, fondamento ed origine. 

Esiodo, con la "Teogonia" narra la nascita e la natura di tutti gli dei. E poiché molti dei coincidono con parti dell'universo e con fenomeni del cosmo, la teogonia diventa anche cosmogonia, ossia spiegazione mitico-poetica e fantastica della genesi dell'universo.  

Questo poema aprì la strada alla successiva cosmologia filosofica, che cercherà con la ragione, e non più con la fantasia, il "principio primo" da cui tutto si è generato. 

Altrettanto, la poesia ha impresso nella mentalità greca fondamentali idee etiche ed estetiche,quali l'idea di giustizia, di giusta misura e di limite, che la filosofia assumerà e svilupperà come concetti basilari.

Circa la religione, è utile distinguere tra "religione pubblica" e "religioni dei misteri". Per Omero e per Esiodo, secondo le credenze proprie della religione pubblica, tutto quanto è divino, poiché tutto ciò che accade viene spiegato in funzione dell'intervento degli dei: i fenomeni naturali come la vita associata, la pace e la guerra. Gli dei sono forze naturali personificate, sono uomini idealizzati, differenti solo per quantità ma non per qualità. La religione pubblica greca è, in sostanza, una forma di " naturalismo". Come naturalistica fu la religione pubblica greca, così "naturalistica" fu la prima filosofia greca. Inoltre, i Greci non ebbero libri sacri o comandamenti religiosi frutto di una rivelazione divina. Di conseguenza la loro religione non fu di tipo assolutistico-dogmatico né vi fu una casta sacerdotale potente e autoritaria. Tutto ciò lasciò ampia libertà al pensiero filosofico, che non trovò nella religione ostacoli insuperabili.Ma la religione pubblica non fu sentita da tutti i Greci come soddisfacente. Per tale motivo si svilupparono, presso cerchie e sette ristrette, i culti dei "misteri", specialmente i misteri orfici, dal poeta tracio Orfeo. 

L'orfismo introduce nella civiltà greca un nuovo sistema di credenze ed una nuova interpretazione dell'esistenza umana. Mentre la religione pubblica riteneva l'uomo mortale, l'orfismo proclamava l'immortalità dell'anima, preesistente all'uomo come principio divino e caduta in un corpo a causa di una colpa originaria. Attraverso la metempsicosi l'anima si reincarna di volta in volta di una serie di corpi, fino a che, grazie al comportamento virtuoso dell'uomo nel quale da ultimo siè incarnata, l'anima ne esce purificata e ritorna presso gli dei. In base all'idea della colpa, del castigo, dell'espiazione e del premio, l'orfismo viene a concepire l'uomo secondo uno schema dualistico che contrappone il corpo all'anima. L'uomo vede per la prima volta la contrapposizione in sé di due principi in lotta fra di essi: l'anima (il principio divino) e il corpo (tomba ed espiazione dell'anima). Si incrina così, anche sul piano della credenza religiosa, la visione naturalistica: l'uomo comprende che alcune tendenze legate al corpo sono da reprimere e la purificazione diviene lo scopo del vivere. 

L'orfismo anticipa dunque, rispetto all'originario naturalismo, una serie di importanti sviluppi della filosofia greca, influenzando il pensiero di Pitagora, di Eraclito, di Empedocle e soprattutto di Platone.

Per quanto concerne le condizioni socio-politiche ed economiche che favorirono il sorgere della filosofia, va posto l'accento sulla libertà politica di cui beneficiarono i greci rispetto ai popoli orientali. Nei secoli settimo e sesto a.C. la Grecia subì una trasformazione socio-economica notevole: da paese prevalentemente agricolo divenne centro di fiorente sviluppo dell'artigianato e del commercio, con conseguente fondazione di molte colonie. Sorseun nuovo ceto di commercianti e di artigiani che si contrappose vittoriosamente alla nobiltà terriera; le vecchie forme aristocratiche di governo si trasformarono così nelle nuove forme repubblicane che caratterizzarono il nascere e il diffondersi delle “polis” (le città greche). Nel clima di libertà individuale e collettiva delle polis greche fiorirono i confronti fra le idee e quindi la cultura, le arti e, appunto, la filosofia. Anzi, la filosofia nacque prima nelle colonie, in quelle dell'Asia minore e poi dell'Italia meridionale, poiché le colonie, con la loro operosità e i loro commerci, raggiunsero per prime il benessere e, a causa della lontananza dalla madrepatria, poterono per prime darsi libere istituzioni. In seguito la filosofia si diffuse nellastessa Grecia, soprattutto ad Atene.

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